La Pasqua ai tempi della Repubblica: l’andata del Doge alla Chiesa di San Zaccaria

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Sino alla fine della Repubblica di Venezia, il Doge fu solito recarsi in forma solenne, nel giorno di Pasqua, alla Chiesa di San Zaccaria, accompagnato dalle massime autorità, come la Signoria, i senatori e gli ambasciatori e recando in corteo il Corno ducale, che era molto prezioso e veniva usato dal doge stesso in occasione della sua incoronazione.

Francesco Guardi, L’andata del Doge a San Zaccaria, 1775-80 ca., Musée du Louvre
Foto: wikimedia commons

 

Secondo la tradizione, il Corno ducale fu offerto in dono, nell’anno 864, al Doge Pietro Tradonico dalla badessa Agnesina Morosini del Monastero delle Benedettine, un tempo situato accanto alla Chiesa di San Zaccaria.

Pietro Tradonico nella galleria dei ritratti dei dogi nella Sala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale


Il Corno
ducale era un tesoro di tale magnificenza, da essere chiamato “zogia”, che in veneziano significa “gioiello”; era ornato con pietre preziose: rubini, diamanti, smeraldi, fili di perle, il cui numero e valore andarono aumentando con il passare del tempo.

Il favoloso corno ducale nel ritratto del doge Girolamo Priuli dipinto da Jacopo Tintoretto, Palazzo Ducale


Si racconta che monastero e chiesa furono fondati dal vescovo di
Oderzo San Magno nell’VIII secolo. Comunque, fondamentale fu il dogado di Giustiniano Parteciaco o Partecipazio, il quale concesse notevoli benefici al monastero e con laiuto dell’imperatore d’Oriente, Leone V detto l’Armeno, gettò le basi della magnificenza della chiesa di San Zaccaria. L’edificio accolse infatti, oltre al corpo di San Zaccaria, numerose preziose reliquie.
Dall’originario impianto romanico-bizantino, la chiesa subì vari rimaneggiamenti nel corso dei secoli. Oggi, custodisce ancora opere d’arte di grande pregio, come la Sacra conversazione di Giovanni Bellini, la cappella di San Tarasio con gli affreschi di Andrea del Castagno e la preziosa cripta, unica sopravvivenza architettonica della chiesa più antica.

C’è però un’altra tradizione che ci piace ricordare,sempre legata a questo luogo: nell’855, papa Benedetto III si rifugiò proprio qui per fuggire alla violenza dell’antipapa Anastasio e in quella circostanza avrebbe concesso l’indulgenza e donato alla chiesa le reliquie di San Pancrazio martire e di Santa Sabina Vergine.

In origine, il doge soleva visitare la Chiesa di San Zaccaria ogni 13 settembre, vigilia della consacrazione della chiesa stessa, ma in seguito alla tragica fine del Doge Pietro Tradonico e all’uccisione, in circostanze analoghe, del doge Vitale Michiel II nel 1172, si decise di spostare la visita al giorno di Pasqua e il Doge non passò più lungo la Riva degli Schiavoni come in passato, bensì la sua andata in chiesa avveniva per vie interne, passando il Ponte della Canonica e quello di San Provolo.

Il bellissimo arco gotico (XV sec) segna l’ingresso a Campo San Zaccaria da San Provolo

 

Volta a ratificare i rapporti tra il governo della Repubblica e le istituzioni religiose, la visita del Doge a San Zaccaria viene dunque considerata una delle più antiche cerimonie veneziane.

Buona Pasqua da Thinkvenice!!!

 

Barbara